Decine di migliaia di tunisini in marcia in occasione delle celebrazioni del quarantesimo giorno dopo l'assassinio di Shukri Belaid, politico laico che ha sempre negato che quanto sta accadendo in Siria sia una "rivolta popolare".
La folla espelle la troupe di Al-Jazeera che tentava di riprendere l'evento e mette la bandiera siriana sul loro veicolo di servizio

COMUNICATO DEL COMITATO CONTRO LA GUERRA MILANO SULLA MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO DEL 14 MARZO 2013 SULLA GUERRA IN SIRIA.


Apprendiamo con sconcerto della mozione approvata all'unanimità nel pomeriggio di giovedì 14 marzo 2013 da parte del Consiglio comunale con la quale il Comune di Milano aderisce alla Marcia Internazionale che si terrà a Milano il 17 marzo 2013.

Una marcia che, nei termini e nei modi, si richiama all'iniziativa analoga organizzata a Bologna il 17 novembre scorso e che aveva furbescamente millantato il sostegno di una realtà come l'Unicef per farsi pubblicità.
Entrambe, infatti, rifiutano la bandiera legittima della Siria, preferendo quella verdebiancanera dell'opposizione armata e non dialogante (un vessillo introdotto all'epoca del mandato francese e non riconosciuto da chicchessia almeno dal 1963!).
Entrambe strumentalizzano le sofferenze del popolo siriano e, soprattutto, dei bambini, per attirare più facilmente l'opinione pubblica.

E' a dir poco vergognoso il quadro che il volantino di invito alla marcia tenta di restituire della realtà siriana, tentando di far credere che non esistano opposizioni armate, elementi stranieri e crimini indicibili da questi compiuti, peraltro denunciati recentemente persino dal seppur parziale e incompleto ultimo rapporto COI presentato a Ginevra l'11 marzo scorso.

Non si chiede una fine degli scontri, perché non si ammette nemmeno che ci siano scontri in corso.
Ugualmente non si fa cenno alle nefaste ingerenze straniere che, con il loro sostegno a questi gruppi in armi, denaro e diplomazia, non fanno che incentivare questa situazione di stallo.
O alle turpi sanzioni occidentali che stanno mettendo in ginocchio la popolazione e l'economia del Paese.

Una visione così viziata, che non fa che sfruttare le sofferenze dei bambini (salvo poi scordarsi di denunciare il fatto che sono le bande del "libero esercito", che gli aderenti alla marcia stanno sostenendo, a utilizzarli per ingrossare le fila degli armati e come scudi umani) per attirare più facilmente la sensibilità pubblica, denuncia già nella sua faziosità una mancanza di limpidezza.

Ma anche la mozione del Comune di Milano, Ente per la Pace, che dice di voler "uscire dal silenzio" non sembra occuparsene.
Si parla di morti, profughi, rifugiati, atroci sofferenze, situazione tragica, emergenza umanitaria, ma non si indagano le cause che hanno portato a un simile stato di distruzione.

Ancor peggio, non si avvalla né si offre il minimo spazio alla volontà di trovare una soluzione, questa sì urgente e importante alla situazione siriana.
Del resto, solo appoggiare questo genere di iniziative è già significativo della corrente di pensiero che si vuole sostenere: quella che chiede più armi e finanziamenti, che incoraggia l'arrivo di jihadisti da ogni dove, che apre i confini siriani all'arrivo di salafiti e terroristi, che rifiuta ogni forma di dialogo, che non accetta le minoranze, che volentieri incoraggia attentati dinamitardi, massacri, rapimenti e sabotaggi.

A ben guardare, se il Premio Nobel per la Pace 2012, l'Unione Europea, sembra pronta ad armare ufficialmente questi gruppi criminali, perché il Comune di Milano, che, in fondo, è solo un Ente per la Pace, non dovrebbe fare altrettanto?

Forse perché ci si aspettava qualcosa di più dalla sensibilità di una giunta che ha scelto come slogan "il vento cambia davvero", che limitarsi a seguire la corrente.

Almeno, però, che non si mascheri dietro la difesa dei civili e dei nobili ideali di libertà e democrazia, perché anche la nostra realtà comprende diversi siriani (cristiani, alauiti e sunniti) e tutti sono stati minacciati o aggrediti - proprio a Milano, o poco distante - anche dai membri di quelle realtà in appoggio alla marcia che dice di essere per la Siria, ma che di certo non è per i siriani che in Siria ci stanno vivendo e che non vogliono quello che questi sedicenti organizzatori vanno sbandierando.