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Decine di migliaia di tunisini in marcia in occasione delle celebrazioni del quarantesimo giorno dopo l'assassinio di Shukri Belaid, politico laico che ha sempre negato che quanto sta accadendo in Siria sia una "rivolta popolare".
La folla espelle la troupe di Al-Jazeera che tentava di riprendere l'evento e mette la bandiera siriana sul loro veicolo di servizio
COMUNICATO DEL COMITATO CONTRO LA GUERRA MILANO SULLA MOZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI MILANO DEL 14 MARZO 2013 SULLA GUERRA IN SIRIA.
Apprendiamo con sconcerto della mozione approvata all'unanimità nel pomeriggio di giovedì 14 marzo 2013 da parte del Consiglio comunale con la quale il Comune di Milano aderisce alla Marcia Internazionale che si terrà a Milano il 17 marzo 2013.
Una marcia che, nei termini e nei modi, si richiama all'iniziativa analoga organizzata a Bologna il 17 novembre scorso e che aveva furbescamente millantato il sostegno di una realtà come l'Unicef per farsi pubblicità.
Entrambe, infatti, rifiutano la bandiera legittima della Siria, preferendo quella verdebiancanera dell'opposizione armata e non dialogante (un vessillo introdotto all'epoca del mandato francese e non riconosciuto da chicchessia almeno dal 1963!).
Entrambe strumentalizzano le sofferenze del popolo siriano e, soprattutto, dei bambini, per attirare più facilmente l'opinione pubblica.
E' a dir poco vergognoso il quadro che il volantino di invito alla marcia tenta di restituire della realtà siriana, tentando di far credere che non esistano opposizioni armate, elementi stranieri e crimini indicibili da questi compiuti, peraltro denunciati recentemente persino dal seppur parziale e incompleto ultimo rapporto COI presentato a Ginevra l'11 marzo scorso.
Non si chiede una fine degli scontri, perché non si ammette nemmeno che ci siano scontri in corso.
Ugualmente non si fa cenno alle nefaste ingerenze straniere che, con il loro sostegno a questi gruppi in armi, denaro e diplomazia, non fanno che incentivare questa situazione di stallo.
O alle turpi sanzioni occidentali che stanno mettendo in ginocchio la popolazione e l'economia del Paese.
Una visione così viziata, che non fa che sfruttare le sofferenze dei bambini (salvo poi scordarsi di denunciare il fatto che sono le bande del "libero esercito", che gli aderenti alla marcia stanno sostenendo, a utilizzarli per ingrossare le fila degli armati e come scudi umani) per attirare più facilmente la sensibilità pubblica, denuncia già nella sua faziosità una mancanza di limpidezza.
Ma anche la mozione del Comune di Milano, Ente per la Pace, che dice di voler "uscire dal silenzio" non sembra occuparsene.
Si parla di morti, profughi, rifugiati, atroci sofferenze, situazione tragica, emergenza umanitaria, ma non si indagano le cause che hanno portato a un simile stato di distruzione.
Ancor peggio, non si avvalla né si offre il minimo spazio alla volontà di trovare una soluzione, questa sì urgente e importante alla situazione siriana.
Del resto, solo appoggiare questo genere di iniziative è già significativo della corrente di pensiero che si vuole sostenere: quella che chiede più armi e finanziamenti, che incoraggia l'arrivo di jihadisti da ogni dove, che apre i confini siriani all'arrivo di salafiti e terroristi, che rifiuta ogni forma di dialogo, che non accetta le minoranze, che volentieri incoraggia attentati dinamitardi, massacri, rapimenti e sabotaggi.
A ben guardare, se il Premio Nobel per la Pace 2012, l'Unione Europea, sembra pronta ad armare ufficialmente questi gruppi criminali, perché il Comune di Milano, che, in fondo, è solo un Ente per la Pace, non dovrebbe fare altrettanto?
Forse perché ci si aspettava qualcosa di più dalla sensibilità di una giunta che ha scelto come slogan "il vento cambia davvero", che limitarsi a seguire la corrente.
Almeno, però, che non si mascheri dietro la difesa dei civili e dei nobili ideali di libertà e democrazia, perché anche la nostra realtà comprende diversi siriani (cristiani, alauiti e sunniti) e tutti sono stati minacciati o aggrediti - proprio a Milano, o poco distante - anche dai membri di quelle realtà in appoggio alla marcia che dice di essere per la Siria, ma che di certo non è per i siriani che in Siria ci stanno vivendo e che non vogliono quello che questi sedicenti organizzatori vanno sbandierando.
Apprendiamo con sconcerto della mozione approvata all'unanimità nel pomeriggio di giovedì 14 marzo 2013 da parte del Consiglio comunale con la quale il Comune di Milano aderisce alla Marcia Internazionale che si terrà a Milano il 17 marzo 2013.
Una marcia che, nei termini e nei modi, si richiama all'iniziativa analoga organizzata a Bologna il 17 novembre scorso e che aveva furbescamente millantato il sostegno di una realtà come l'Unicef per farsi pubblicità.
Entrambe, infatti, rifiutano la bandiera legittima della Siria, preferendo quella verdebiancanera dell'opposizione armata e non dialogante (un vessillo introdotto all'epoca del mandato francese e non riconosciuto da chicchessia almeno dal 1963!).
Entrambe strumentalizzano le sofferenze del popolo siriano e, soprattutto, dei bambini, per attirare più facilmente l'opinione pubblica.
E' a dir poco vergognoso il quadro che il volantino di invito alla marcia tenta di restituire della realtà siriana, tentando di far credere che non esistano opposizioni armate, elementi stranieri e crimini indicibili da questi compiuti, peraltro denunciati recentemente persino dal seppur parziale e incompleto ultimo rapporto COI presentato a Ginevra l'11 marzo scorso.
Non si chiede una fine degli scontri, perché non si ammette nemmeno che ci siano scontri in corso.
Ugualmente non si fa cenno alle nefaste ingerenze straniere che, con il loro sostegno a questi gruppi in armi, denaro e diplomazia, non fanno che incentivare questa situazione di stallo.
O alle turpi sanzioni occidentali che stanno mettendo in ginocchio la popolazione e l'economia del Paese.
Una visione così viziata, che non fa che sfruttare le sofferenze dei bambini (salvo poi scordarsi di denunciare il fatto che sono le bande del "libero esercito", che gli aderenti alla marcia stanno sostenendo, a utilizzarli per ingrossare le fila degli armati e come scudi umani) per attirare più facilmente la sensibilità pubblica, denuncia già nella sua faziosità una mancanza di limpidezza.
Ma anche la mozione del Comune di Milano, Ente per la Pace, che dice di voler "uscire dal silenzio" non sembra occuparsene.
Si parla di morti, profughi, rifugiati, atroci sofferenze, situazione tragica, emergenza umanitaria, ma non si indagano le cause che hanno portato a un simile stato di distruzione.
Ancor peggio, non si avvalla né si offre il minimo spazio alla volontà di trovare una soluzione, questa sì urgente e importante alla situazione siriana.
Del resto, solo appoggiare questo genere di iniziative è già significativo della corrente di pensiero che si vuole sostenere: quella che chiede più armi e finanziamenti, che incoraggia l'arrivo di jihadisti da ogni dove, che apre i confini siriani all'arrivo di salafiti e terroristi, che rifiuta ogni forma di dialogo, che non accetta le minoranze, che volentieri incoraggia attentati dinamitardi, massacri, rapimenti e sabotaggi.
A ben guardare, se il Premio Nobel per la Pace 2012, l'Unione Europea, sembra pronta ad armare ufficialmente questi gruppi criminali, perché il Comune di Milano, che, in fondo, è solo un Ente per la Pace, non dovrebbe fare altrettanto?
Forse perché ci si aspettava qualcosa di più dalla sensibilità di una giunta che ha scelto come slogan "il vento cambia davvero", che limitarsi a seguire la corrente.
Almeno, però, che non si mascheri dietro la difesa dei civili e dei nobili ideali di libertà e democrazia, perché anche la nostra realtà comprende diversi siriani (cristiani, alauiti e sunniti) e tutti sono stati minacciati o aggrediti - proprio a Milano, o poco distante - anche dai membri di quelle realtà in appoggio alla marcia che dice di essere per la Siria, ma che di certo non è per i siriani che in Siria ci stanno vivendo e che non vogliono quello che questi sedicenti organizzatori vanno sbandierando.
Marinella, siamo tutti con te!
(ASCA) – Roma, 28 feb 2013 – ore 13:24 Una manifestante della ”Rete No War Roma” ha fatto irruzione nell’aula di Villa Madama nel corso della conferenza stampa congiunta tra il segretario di Stato americano, John Kerry, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi e il leader delle opposizioni siriane al Khatib, inveendo contro i tre leader internazionali e mostrando un cartello con su scritto: ”Usa ($) Europa, Turchia, Qatar ed Emirati Arabi supportano i terroristi e boicottano la pace”. La dimostrante, incalzata dai giornalisti, ha spiegato di contestare attraverso la propria associazione la ”propaganda mediatica portata avanti dalle opposizioni”, colpevoli di sostenere ”gruppi armati terroristici pronti ad uccidere chiunque”.
ATTENTATO A DAMASCO
Molti cittadini si sono riuniti in via al-Sawra a Damasco per riaffermare la loro determinazione ad affrontare il terrorismo e condannare i Paesi che stanno finanziando e sostenendo il terrorismo.
Intanto, è salito a 52 il bilancio delle vittime e a almeno 250 il numero dei feriti.
Oltre che dalle principali associazioni, partiti e istituzioni siriane, anche dall'estero arrivano i primi messaggi di condanna del vile gesto e di solidarietà per la Siria.
In particolare, Alexander Loukachevitch, portavoce ufficiale del ministero degli Esteri russo, ha dichiarato la condanna da parte di Mosca di questo atto terroristico, invitando quanti sostengono questi terroristi a fare pressioni per fermare la violenza armata.
Il ministero degli Esteri iraniano, dal canto suo, ha affermato che i nemici della Siria operano attraverso questi atti di terrorismo per ostacolare le riforme politiche e minare la stabilità e la sicurezza nel Paese.
Dal Libano, arrivano le condanne del movimento Hezbollah e dall'ambasciatore cinese a Beirut, Wu Zexian, che ha aggiunto la speranza che la situazione in Siria possa tornare all'equilibrio quanto prima.
Ancora una volta silenzio assordante da parte della comunità internazionale.
Da SYRIA - L'altra faccia della rivolta
Mozione del CIP
Mozione approvata all’assemblea tenuta al Centro di Iniziativa Proletaria G. Tagarelli – il 10 febbraio 2013 organizzata dal Comitato contro la guerra di Milano
CONTRO LA GUERRA DEI GOVERNI IMPERIALISTI!
GIÙ LE MANI DALLA SIRIA, DALL’IRAN E DAL MALI!
Contro i bombardamenti e l’intervento militare imperialista in Siria, in Mali e le minacce all’Iran e ai popoli che si oppongono alla penetrazione imperialista resistenza ora e sempre.
Il nemico è anche in casa nostra.
L’art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, ripetutamente calpestato, recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Il governo italiano, dopo tante chiacchiere sulle soluzioni pacifiche dei contrasti internazionali, ancora una volta sostiene chi ha fatto in passato il ricorso alle armi per difendere i suoi interessi. La crisi economica ha acuito i contrasti interimperialisti accentuando la lotta per il controllo delle materie prime, dei mercati e delle zone d’influenza strategiche e la guerra commerciale è diventata guerra militare.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, organismo dominato dai maggiori paesi imperialisti, dopo le minacce, sostiene i bombardamenti e l’intervento militare imperialista per affermare il suo “diritto” a salvaguardare i suoi interessi cercando di imporre la pace con i suoi militari, missili, raid aerei e mercenari inviati sul campo.
USA, Francia e Gran Bretagna, il Consiglio di sicurezza dell'ONU, compreso il governo italiano, fino a ieri sostenitore di Assad (ricevuto con tutti gli onori al Quirinale), stanno facendo pressioni per approvare una risoluzione che autorizzi la “no fly zone” sulla Siria, e sostengono l’intervento francese in Mali.
Attraverso una grande campagna di disinformazione, fondata su menzogne, cercano di farci accettare la partecipazione ad una aggressione criminale contro un Paese sovrano come la Siria.
Come sempre si usano due pesi e due misure a seconda dei propri interessi, e si tace sui massacri compiuti dal governo sionista israeliano o sugli yemeniti massacrati da un regime reazionario.
Contro le aggressioni imperialiste, noi lavoratori e cittadini, leviamo forte la nostra voce di dissenso e di protesta nelle assemblee di fabbrica, nei luoghi di lavoro e nelle mobilitazioni di piazza.
Contro la guerra di aggressione alla Siria e al Mali sostenute dal governo italiano e da tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra, ribadiamo la nostra opposizione attiva nelle fabbriche, nelle scuole, nelle piazze e ovunque sia possibile esprimere la nostra protesta.
La sorte della Siria, del Mali e di tutti i paesi sovrani ed il loro futuro va deciso dal popolo. Sono loro gli artefici del proprio destino. A loro spetta decidere il proprio futuro, senza ingerenze esterne o guerre umanitarie.
Il nemico è in casa nostra: sono i padroni e il governo italiano, i partiti borghesi di centrodestra e centrosinistra che spendono miliardi di euro in armamenti per aggredire altri popoli a scapito dei più elementari diritti per la popolazione, come il diritto al lavoro, allo studio, alla salute, alla casa, ad una vita decente.
Noi siamo a fianco degli operai, dei lavoratori e dei popoli di tutto il mondo che lottano contro le guerre imperialiste.
Contro le guerre dei padroni, solidarietà internazionale fra i lavoratori e i popoli sfruttati di tutto il mondo.
CONTRO LA GUERRA DEI GOVERNI IMPERIALISTI!
GIÙ LE MANI DALLA SIRIA, DALL’IRAN E DAL MALI!
Contro i bombardamenti e l’intervento militare imperialista in Siria, in Mali e le minacce all’Iran e ai popoli che si oppongono alla penetrazione imperialista resistenza ora e sempre.
Il nemico è anche in casa nostra.
L’art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, ripetutamente calpestato, recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Il governo italiano, dopo tante chiacchiere sulle soluzioni pacifiche dei contrasti internazionali, ancora una volta sostiene chi ha fatto in passato il ricorso alle armi per difendere i suoi interessi. La crisi economica ha acuito i contrasti interimperialisti accentuando la lotta per il controllo delle materie prime, dei mercati e delle zone d’influenza strategiche e la guerra commerciale è diventata guerra militare.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, organismo dominato dai maggiori paesi imperialisti, dopo le minacce, sostiene i bombardamenti e l’intervento militare imperialista per affermare il suo “diritto” a salvaguardare i suoi interessi cercando di imporre la pace con i suoi militari, missili, raid aerei e mercenari inviati sul campo.
USA, Francia e Gran Bretagna, il Consiglio di sicurezza dell'ONU, compreso il governo italiano, fino a ieri sostenitore di Assad (ricevuto con tutti gli onori al Quirinale), stanno facendo pressioni per approvare una risoluzione che autorizzi la “no fly zone” sulla Siria, e sostengono l’intervento francese in Mali.
Attraverso una grande campagna di disinformazione, fondata su menzogne, cercano di farci accettare la partecipazione ad una aggressione criminale contro un Paese sovrano come la Siria.
Come sempre si usano due pesi e due misure a seconda dei propri interessi, e si tace sui massacri compiuti dal governo sionista israeliano o sugli yemeniti massacrati da un regime reazionario.
Contro le aggressioni imperialiste, noi lavoratori e cittadini, leviamo forte la nostra voce di dissenso e di protesta nelle assemblee di fabbrica, nei luoghi di lavoro e nelle mobilitazioni di piazza.
Contro la guerra di aggressione alla Siria e al Mali sostenute dal governo italiano e da tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra, ribadiamo la nostra opposizione attiva nelle fabbriche, nelle scuole, nelle piazze e ovunque sia possibile esprimere la nostra protesta.
La sorte della Siria, del Mali e di tutti i paesi sovrani ed il loro futuro va deciso dal popolo. Sono loro gli artefici del proprio destino. A loro spetta decidere il proprio futuro, senza ingerenze esterne o guerre umanitarie.
Il nemico è in casa nostra: sono i padroni e il governo italiano, i partiti borghesi di centrodestra e centrosinistra che spendono miliardi di euro in armamenti per aggredire altri popoli a scapito dei più elementari diritti per la popolazione, come il diritto al lavoro, allo studio, alla salute, alla casa, ad una vita decente.
Noi siamo a fianco degli operai, dei lavoratori e dei popoli di tutto il mondo che lottano contro le guerre imperialiste.
Contro le guerre dei padroni, solidarietà internazionale fra i lavoratori e i popoli sfruttati di tutto il mondo.
Comunicato del Comitato contro la Guerra Milano
Il 13 dicembre scorso, in occasione dell'incontro "Siria: l'informazione, la verità, le bugie, la guerra" presso il Centro Scaldasole organizzato dal "Comitato di sostegno al popolo siriano", gruppo che sostiene i cosiddetti "ribelli" siriani, una signora di mezza età è stata buttata a terra da uno degli organizzatori. La sua colpa è stata quella di contestare le modalità di richiesta degli interventi del pubblico attraverso dei fogliettini in modo che le domande venissero filtrate più agevolmente.
Nella mattinata di ieri, domenica 10 febbraio, nel corso dell'assemblea-dibattito organizzata dal Comitato contro la guerra di Milano “Siria: guerra civile o intervento imperialista?”, presso il Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” di Sesto San Giovanni, una quindicina di siriani che si autodefiniscono "liberi" hanno inscenato una protesta nel tentativo, forse, di intimidire i presenti che desideravano unicamente approfondire quanto sta accadendo in Siria.
Già nei giorni scorsi questi sedicenti "difensori della democrazia" avevano ripetutamente preannunciato la volontà di creare scompiglio in un evento che non rappresentava il loro punto di vista.
Episodi che negli atti si pongono in netto contrasto con quello che questi elementi cercano di far credere a parole, in Siria esattamente come in Italia.
Perché è evidente che non può esistere democrazia laddove viene meno la libertà di parola, la possibilità di contradittorio, la libertà di espressione.
Non sostiene la libertà chi sceglie la provocazione violenta, appoggia gli estremismi, teme un pensiero antitetico e preferisce l'aggressione al pacifico confronto.
Alla luce di questi fatti incresciosi, il Comitato contro la guerra Milano desidera confermare il suo costante impegno contro quanti cercano di minare la libera informazione che si pone in contrasto con la vergognosa campagna mediatica in corso; una propaganda a favore del sostegno occidentale agli jihadisti che stanno destabilizzando un Paese sovrano.
Il Comitato contro la guerra Milano riafferma, ancora una volta, l'appoggio solidale al popolo siriano che deve essere lasciato libero di decidere da solo del proprio futuro.
Comitato contro la guerra - Milano
Nella mattinata di ieri, domenica 10 febbraio, nel corso dell'assemblea-dibattito organizzata dal Comitato contro la guerra di Milano “Siria: guerra civile o intervento imperialista?”, presso il Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli” di Sesto San Giovanni, una quindicina di siriani che si autodefiniscono "liberi" hanno inscenato una protesta nel tentativo, forse, di intimidire i presenti che desideravano unicamente approfondire quanto sta accadendo in Siria.
Già nei giorni scorsi questi sedicenti "difensori della democrazia" avevano ripetutamente preannunciato la volontà di creare scompiglio in un evento che non rappresentava il loro punto di vista.
Episodi che negli atti si pongono in netto contrasto con quello che questi elementi cercano di far credere a parole, in Siria esattamente come in Italia.
Perché è evidente che non può esistere democrazia laddove viene meno la libertà di parola, la possibilità di contradittorio, la libertà di espressione.
Non sostiene la libertà chi sceglie la provocazione violenta, appoggia gli estremismi, teme un pensiero antitetico e preferisce l'aggressione al pacifico confronto.
Alla luce di questi fatti incresciosi, il Comitato contro la guerra Milano desidera confermare il suo costante impegno contro quanti cercano di minare la libera informazione che si pone in contrasto con la vergognosa campagna mediatica in corso; una propaganda a favore del sostegno occidentale agli jihadisti che stanno destabilizzando un Paese sovrano.
Il Comitato contro la guerra Milano riafferma, ancora una volta, l'appoggio solidale al popolo siriano che deve essere lasciato libero di decidere da solo del proprio futuro.
Comitato contro la guerra - Milano
E' stato assassinato a Tunisi il compagno Choukri Belaid
di Maurizio Musolino
Ai suoi compagni, alla sua famiglia, al suo Paese, la solidarietà del Partito dei comunisti italiani
E' stato assassinato a Tunisi il compagno Choukri Belaid, un progressista, un laico, un comunista, amante del suo paese e della sua gente. Per anni si era fieramente opposto al regime di Ben Alì e oggi era in prima fila per la difesa dei diritti delle donne e dei lavoratori tunisini. Lo avevamo incontrato a Tunisi un anno fa nella sede del suo partito ( Movimento patriottico democratico) e in quell'occasione ci aveva parlato del progetto di riunificazione della sinistra in Tunisia, un progetto che nel frattempo era andato avanti raccogliendo consensi e successi. Ricordo anche un suo messaggio al nostro ultimo congresso dove parlava di laicità e ci chiedeva di non lasciar soli i giovani impegnati nelle rivolte arabe, a quel congresso non potè partecipare perché negli stessi giorni era in atto a Tunisi un grande sciopero generale.
[continua]
Ai suoi compagni, alla sua famiglia, al suo Paese, la solidarietà del Partito dei comunisti italiani
E' stato assassinato a Tunisi il compagno Choukri Belaid, un progressista, un laico, un comunista, amante del suo paese e della sua gente. Per anni si era fieramente opposto al regime di Ben Alì e oggi era in prima fila per la difesa dei diritti delle donne e dei lavoratori tunisini. Lo avevamo incontrato a Tunisi un anno fa nella sede del suo partito ( Movimento patriottico democratico) e in quell'occasione ci aveva parlato del progetto di riunificazione della sinistra in Tunisia, un progetto che nel frattempo era andato avanti raccogliendo consensi e successi. Ricordo anche un suo messaggio al nostro ultimo congresso dove parlava di laicità e ci chiedeva di non lasciar soli i giovani impegnati nelle rivolte arabe, a quel congresso non potè partecipare perché negli stessi giorni era in atto a Tunisi un grande sciopero generale.
[continua]
Intervista a Osama Saleh del comitato "Giù le mani dalla Siria"
di Michele Michelino | ciptagarelli.jimdo.com
D. I mass media italiani stanno facendo una campagna di disinformazione a sostegno dei "ribelli" contro il governo siriano. Qual è la situazione reale in Siria al 30 gennaio 2013?
[continua]
D. I mass media italiani stanno facendo una campagna di disinformazione a sostegno dei "ribelli" contro il governo siriano. Qual è la situazione reale in Siria al 30 gennaio 2013?
[continua]
Diffidare della sinistra anti-anti guerra
di Jean Bricmont
Sin dagli anni ’90, e soprattutto dopo la guerra del Kosovo nel 1999, chiunque si opponga agli interventi armati delle potenze occidentali e della NATO deve confrontarsi con quella che può essere definita una sinistra anti-anti-guerra (compreso il suo segmento dell’estrema sinistra). In Europa, e in particolare in Francia, questa sinistra anti-anti-guerra è costituita dalla socialdemocrazia tradizionale, dai partiti Verdi e dalla maggior parte della sinistra radicale. La sinistra anti-anti-guerra non è apertamente a favore degli interventi militari occidentali e a volte non risparmia loro critiche (ma di solito solo per le loro tattiche o per le presunte motivazioni – l’Occidente sta sostenendo una giusta causa, ma goffamente e per motivi legati al petrolio o per ragioni geo – strategiche). Ma la maggior parte della sua energia la sinistra anti-anti-guerra la spende nell’emettere ”avvertimenti” contro la presunta pericolosa deriva di quella parte della sinistra che continua ad opporsi fermamente a tali interventi. La sinistra anti-anti-guerra ci invita ad essere solidali con le “vittime” contro “i dittatori che uccidono il loro stesso popolo” e a non cedere all’ istintivo anti-imperialismo, anti-americanismo o anti-sionismo, e, soprattutto, a non finire dalla stessa parte dell’estrema destra. Dopo gli albanesi del Kosovo nel 1999, ci è stato detto che “noi” dobbiamo proteggere le donne afgane, i curdi iracheni e, più recentemente, il popolo libico e siriano.
Continua...
Sin dagli anni ’90, e soprattutto dopo la guerra del Kosovo nel 1999, chiunque si opponga agli interventi armati delle potenze occidentali e della NATO deve confrontarsi con quella che può essere definita una sinistra anti-anti-guerra (compreso il suo segmento dell’estrema sinistra). In Europa, e in particolare in Francia, questa sinistra anti-anti-guerra è costituita dalla socialdemocrazia tradizionale, dai partiti Verdi e dalla maggior parte della sinistra radicale. La sinistra anti-anti-guerra non è apertamente a favore degli interventi militari occidentali e a volte non risparmia loro critiche (ma di solito solo per le loro tattiche o per le presunte motivazioni – l’Occidente sta sostenendo una giusta causa, ma goffamente e per motivi legati al petrolio o per ragioni geo – strategiche). Ma la maggior parte della sua energia la sinistra anti-anti-guerra la spende nell’emettere ”avvertimenti” contro la presunta pericolosa deriva di quella parte della sinistra che continua ad opporsi fermamente a tali interventi. La sinistra anti-anti-guerra ci invita ad essere solidali con le “vittime” contro “i dittatori che uccidono il loro stesso popolo” e a non cedere all’ istintivo anti-imperialismo, anti-americanismo o anti-sionismo, e, soprattutto, a non finire dalla stessa parte dell’estrema destra. Dopo gli albanesi del Kosovo nel 1999, ci è stato detto che “noi” dobbiamo proteggere le donne afgane, i curdi iracheni e, più recentemente, il popolo libico e siriano.
Continua...
Ancora un falso dalla rete
L'immagine qui riportata, che secondo questa sedicente pagina Facebook, dovrebbe rappresentare la devastazione in Siria, raffigura in realtà una scena del noto film del 2002 The Pianist.
Probabilmente ormai non sanno più da dove reperire le loro menzogne mediatiche!
Le radici storiche della guerra segreta USA-NATO contro la Siria
del Prof. Michel Chossudovsky
Terrorismo dal “Volto Umano”: la storia degli squadroni della morte degli Stati Uniti.
Squadroni della morte in Iraq e in Siria.
P.S. Per la traduzione clicca qui
Terrorismo dal “Volto Umano”: la storia degli squadroni della morte degli Stati Uniti.
Squadroni della morte in Iraq e in Siria.
P.S. Per la traduzione clicca qui
Aqrab: la tragedia che nessuno vuole ricordare
di Pierangela Zanzottera
Il 2 dicembre 2012, circa cinquecento abitanti del villaggio di Aqrab, nella provincia centrale di Hama, sono stati rapiti e fatti prigionieri in una palazzina a due piani di proprietà di Abu Ismail. Tra loro molte donne e bambini, oltre a giovani e anziani. Tutti alauiti.
Durante i nove giorni di prigionia, che pochi – pare una settantina – sono riusciti a testimoniare dopo una fortunosa fuga, mentre degli altri non ci sono notizie, sono stati costretti a sopportare l'insopportabile: secondo alcuni racconti, donne costrette dalla sete a raccogliere con i panni l'acqua piovana, anziani indotti a leccare i muri della triste prigionia per rigenerarsi con l'umidità.
Nove giorni di prigionia in una stanza avvolta da buio e freddo pungente, quasi senza cibo (alcuni testimoni hanno raccontato che per i bambini veniva riservata una pagnotta secca ogni due giorni), con pochissima acqua (appositamente contaminata dagli aguzzini per renderla imbevibile), senza alcuna possibilità di proteggersi dal rigore invernale: un quadro di desolante disperazione.
Leggi tutto...
Il 2 dicembre 2012, circa cinquecento abitanti del villaggio di Aqrab, nella provincia centrale di Hama, sono stati rapiti e fatti prigionieri in una palazzina a due piani di proprietà di Abu Ismail. Tra loro molte donne e bambini, oltre a giovani e anziani. Tutti alauiti.
Durante i nove giorni di prigionia, che pochi – pare una settantina – sono riusciti a testimoniare dopo una fortunosa fuga, mentre degli altri non ci sono notizie, sono stati costretti a sopportare l'insopportabile: secondo alcuni racconti, donne costrette dalla sete a raccogliere con i panni l'acqua piovana, anziani indotti a leccare i muri della triste prigionia per rigenerarsi con l'umidità.
Nove giorni di prigionia in una stanza avvolta da buio e freddo pungente, quasi senza cibo (alcuni testimoni hanno raccontato che per i bambini veniva riservata una pagnotta secca ogni due giorni), con pochissima acqua (appositamente contaminata dagli aguzzini per renderla imbevibile), senza alcuna possibilità di proteggersi dal rigore invernale: un quadro di desolante disperazione.
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